Presa di forza trattore

A che serve la presa di forza a 750 giri al minuto

La presa di di potenza detta anche presa di forza (pdp o pto dall’inglese Power Take-Off) dei trattori agricoli è un dispositivo che consente di trasferire la potenza prodotta dal motore ad un attrezzo o macchina per il lavoro agricolo, collegata ad esso.

La pdp è azionata dalla trasmissione del trattore, e utilizza un giunto cardanico per trasmettere la potenza a un’altra macchina o attrezzo.

La presa di forza è utilizzata in agricoltura per azionare attrezzi come falciatrici, fresatrici, erpici rotanti, trinciatrici, spandiconcime, seminatrici, atomizzatori e altri attrezzi specializzati. Inoltre, può essere utilizzata anche per azionare compressori d’aria, generatori e pompe idrauliche.

Si attiva quando si inserisce una leva sul cruscotto del trattore, oppure un pulsante, consentendo al motore di trasmettere la potenza all’attrezzo. È importante però seguire le istruzioni del produttore per un corretto utilizzo, nonché assicurarsi che l’attrezzo collegato sia compatibile con la presa di forza scelta.

Come gira la presa di forza di un trattore?

Il numero di giri standardizzato per le prese di forza è riferito al numero di giri di massima potenza del motore, salvo variazioni indicate dai singoli costruttori di trattori, ed è suddiviso in tre fasce:

  • Presa di forza a 540 giri al minuto (g/min);
  • Presa di forza a 750 giri al minuto, detta anche 540E (Economica);
  • Presa di forza a 1000 giri al minuto.

Gli attrezzi standardizzati invece, contemplano normalmente solo 2 regimi di presa di forza, ovvero 540 giri al minuto, la più diffusa tra gli attrezzi di piccola e media potenza assorbita, e 1000 giri al minuto, dedicata agli attrezzi di alta potenza assorbita.

Presa di forza del trattore, come funziona?

Per utilizzare la presa di forza a 750 giri al minuto (g/min) in agricoltura, è necessario seguire alcuni passi fondamentali:

  • Collegare l’attrezzo o la macchina al trattore: assicurarsi che l’attrezzo sia correttamente collegato al trattore e che il giunto cardanico sia ben lubrificato per evitare problemi di usura.
  • Accendere il trattore e regolare la velocità della pdp: la pdp a 750 g/min deve essere regolata in modo che giri alla velocità corretta per l’attrezzo utilizzato.
  • Iniziare il lavoro: una volta che tutto è stato controllato e regolato, si può iniziare il lavoro. Durante l’utilizzo, è importante prestare attenzione alla velocità del trattore e alla velocità della pdp per evitare problemi di surriscaldamento o di usura prematura.

La presa di forza a 750 giri al minuto (g/min) offre numerosi vantaggi nell’utilizzo in agricoltura rispetto alla versione standard a 540 g/min.

  • Minore consumo di carburante: la maggiore efficienza della presa di forza a 750 g/min consente di risparmiare carburante rispetto all’utilizzo di una PTO standard a 540 g/min.
  • Versatilità: la pdp a 750 g/min può essere utilizzata per azionare una vasta gamma di attrezzi e macchine, tra cui trinciatrici, spandiconcime, seminatrici, atomizzatori, compressori d’aria, generatori e pompe idrauliche.
  • Riduzione del tempo di lavoro: l’utilizzo della pdp a 750 g/min può ridurre il tempo di lavoro, poiché gli attrezzi possono lavorare più velocemente.

A cosa serve una presa di forza a 750 giri al minuto?

La presa di forza a 750 giri al minuto serve per quegli attrezzi a 540 giri che, facendo parte del gruppo di macchine che assorbono piccole potenze tipo spandiconcime, pompe da diserbo, compressori e simili, oppure attrezzi standard quali fresatrici, trinciatrici e simili, che assorbono medie potenze, ma risultano sotto dimensionate rispetto alla potenza disponibile del motore.

In questi casi la presa di forza a 750 giri consente di usare i suddetti attrezzi ad un regime del motore più basso rispetto alla 540 giri.

Facciamo un esempio: in un trattore medio per ottenere un regime alla presa di forza standard da 540 giri, bisogna spingere il motore fino a 2200 – 2400 giri al minuto, invece con la 750 giri riesco ad ottenere i 540 giri al minuto richiesti mantenendo il motore a soli 1600 – 1700 giri, con evidenti risparmi di attriti, usura, carburante e con maggiore silenziosità di funzionamento.

Bisogna però tenere conto di due problematiche:

  • Non bisogna MAI superare i 540 giri al minuto, per evitare danni alla trasmissione dell’attrezzo, vibrazioni per fuori giri nelle trinciatrici, perdite di olio nella trasmissione per surriscaldamento, e soprattutto pericoli per la sicurezza in genere. Per verificare il regime effettivo della presa di forza durante il lavoro ed evitare il fuori giri, si dovrà controllare il valore sul contagiri: se di tipo analogico (con la lancetta) normalmente sul quadrante ci sono delle scale graduate indicanti i regimi a 540 – 750 (540E) – 1000, oppure negli strumenti digitali vengono indicati direttamente i giri effettivi della presa di forza. Se non abbiamo nessuna di queste indicazioni sulla strumentazione, dobbiamo cercarle nel manuale d’uso del trattore, oppure sulle apposite etichette adesive sulla carrozzeria, indicanti lo schema di proporzione tra i giri del motore e quelli della presa di forza.
  • Non bisogna mandare il motore “sotto coppia”, ovvero l’attrezzo non deve richiedere troppa potenza al motore quando gira piano: per provare la riserva di coppia disponibile durante il lavoro possiamo dare delle piccole accelerate per vedere se il motore aumenta di giri in scioltezza, senza troppo sforzo o fumosità allo scarico, in caso contrario dobbiamo tornare ad usare la normale presa di forza a 540 giri. Su questo aspetto va fatto notare che i nuovi motori diesel common rail danno delle piacevoli sorprese, con prestazioni inaspettate a parità di potenza massima se confrontate con i motori delle precedenti generazioni, grazie all’iniezione elettronica che fornisce una coppia sostanziosa sin dai bassi regimi, riducendo i consumi ed azzerando la fumosità sotto carico.

In conclusione possiamo sicuramente affermare che, se bene usata, la presa di forza a 750 giri dà notevoli benefici e consente una gestione ottimizzata del vostro trattore.

Attenzione!

Queste istruzioni sono pubblicate a scopo divulgativo, e sono genericamente riferite ai dispositivi più comuni presenti sul mercato.
Per istruzioni dettagliate e specifiche è bene consultare i libretti di uso e manutenzione in dotazione al tuo trattore, attrezzo e cardano.

terzo punto

Come si aggancia il terzo punto (senza faticare)

Per definizione, il terzo punto è un tirante filettato dotato di snodi e filettatura regolabile, che serve a collegare l’attacco più alto dell’attrezzatura al trattore, inserendo i perni di attacco nelle apposite forcelle.

Esiste anche una versione idraulica con un martinetto comandato dalle prese idrauliche del trattore, che consente la regolazione della lunghezza dal posto guida.

terzo punto idraulico

Inoltre, alcuni trattori moderni hanno sistemi di aggancio e sgancio rapido del terzo punto, rendendo ancora più semplice e veloce l’utilizzo degli attrezzi, può essere infatti dotato di un gancio rapido a sfera, che ne facilita lo stacco e riattacco, montato sul lato attrezzo. In generale, il terzo punto del trattore è utile e versatile per gli agricoltori, e consente loro di svolgere molte attività in modo più efficiente e con maggiore flessibilità.

terzo punto regolabile

La sua caratteristica principale è che, essendo regolabile in lunghezza, consente di variare l’inclinazione dell’attrezzo rispetto al piano del terreno per ottimizzare l’angolo di lavoro.

Il terzo punto del trattore è uno strumento molto utile per gli agricoltori, poiché consente loro di utilizzare una varietà di attrezzi per diverse attività agricole. Tuttavia, è importante utilizzare il terzo punto in modo sicuro e assicurarsi sempre che gli attrezzi siano ben agganciati e stabili prima di iniziare il lavoro.

Come si Aggancia il Terzo Punto

Per utilizzare al meglio tale strumento, bisogna conoscerne e caratteristiche ed essere in grado di agganciarlo in piena sicurezza. Vediamo ora nel dettaglio ciascuna fase.

Fase 1: attaccare l’attrezzo al trattore, sui soli bracci inferiori del sollevatore

Fase 2: alzare l’attrezzo dal posto guida utilizzando il sollevatore con il motore acceso, fino ad ottenere l’angolo di inclinazione desiderato per il lavoro dell’attrezzo, poi spegnere il motore

terzo punto come si aggancia

Fase 3: montare il terzo punto lato trattore con l’apposito perno.

Spesso la forcella di attacco del trattore ha più fori a diverse altezze, quindi bisogna scegliere il foro giusto tenendo conto che l’attrezzo, durante il lavoro, deve avere il terzo punto posizionato il più possibile in parallelo al terreno. In generale, esso non deve mai avere il lato più alto verso il trattore, e bisogna sapere che, se l’attrezzo lavora in profondità, la verifica dell’inclinazione va eseguita in fase effettiva di lavoro.

terzo punto forcella

Eventuali correzioni si possono ottenere utilizzando le forature sull’attrezzo, come vedremo in seguito.

Non tutti sanno che

La scelta dei fori sulla forcella di attacco del trattore incide sulla sensibilità della valvola di sforzo controllato del sollevatore, se presente, per cui bisogna consultare il libretto di istruzioni del trattore, prossimamente pubblicheremo un post dedicato all’argomento.

Fase 4: montare il terzo punto già allungato a misura sulla forcella dell’attrezzo.

montare terzo punto

Questa manovra ci evita di dover regolare la lunghezza da montato, risparmiando tempo e fatica per girare il manicotto sulle viti.

Durante l’aggancio dell’attrezzo si deve inoltre scegliere il foro più adatto per ottenere l’altezza giusta per la corretta inclinazione del terzo punto, come descritto nella fase 3 per il trattore.

Fase 5: sollevare gradualmente il sollevatore dal posto guida, verificando che alla massima alzata il terzo punto non urti sul trattore e che non ci siano interferenze con gli organi di attacco.

Se ciò invece si verifica, possiamo agire in diversi modi:

  • Limitare l’alzata del sollevatore utilizzando il fermo apposito sulla leva di comando, se disponibile
  • Allungare i tiranti verticali dei bracci sollevatore. In questo modo, aumentiamo anche la profondità massima dell’attrezzo.
  • Scegliere un foro di aggancio diverso sulle forcelle di fissaggio del terzo punto sul trattore e sull’attrezzo, cercando di mantenere la giusta inclinazione, come precedentemente descritto.

Finite queste verifiche, siamo pronti al lavoro!

Fai Attenzione

Queste istruzioni sono pubblicate a scopo divulgativo, e sono genericamente
riferite ai dispositivi più comuni presenti sul mercato.
Per istruzioni dettagliate e specifiche è bene consultare i libretti di uso e
manutenzione in dotazione al tuo trattore e attrezzo.

E soprattutto… non confondiamo il terzo punto del trattore con il terzo stop delle auto!
Rivolgiti a professionisti come noi per trovare il ricambio perfetto per il tuo trattore e avere suggerimenti utili per montaggio e smontaggio strumenti agricoli.

tractor-pulling

Tractor Pulling come funziona?

Il tractor pulling è uno sport motoristico in cui i partecipanti utilizzano trattori modificati per trascinare un peso di traino lungo una pista. La competizione consiste nel vedere quale trattore riesce a trascinare il peso per la maggiore distanza, e vince chi trascina per la tratta maggiore.

I trattori utilizzati in questo sport sono solitamente modificati con motori più potenti e sistemi di trasmissione rinforzati, per poter gestire i pesi di traino estremamente pesanti. I trattori possono essere di diverse categorie, dai trattori di serie fino ai trattori super modificati.

È uno sport molto popolare negli Stati Uniti e in Europa, soprattutto in Paesi come il Regno Unito, la Germania e i Paesi Bassi. Ci sono diverse categorie di peso di traino, dalle categorie più leggere fino alle categorie più pesanti, dove i trattori possono trascinare pesi di traino fino a oltre 10 tonnellate.

Molto divertente da guardare, ma per chi lo pratica, richiede un alto livello di competenza meccanica per modificare e mantenere i trattori, e un alto livello di abilità per guidarli in modo sicuro e competitivo.

Curiosità sul Tractor Pulling

  • Il tractor pulling è iniziato negli Stati Uniti negli anni ’30 come una gara tra agricoltori per vedere chi aveva il trattore più potente.
  • I trattori utilizzati sono spesso modificati con motori più grandi e più potenti rispetto a quelli di serie, e possono avere fino a 2000 cavalli di potenza.
  • Richiede una notevole quantità di potenza per trascinare pesi di traino che possono pesare fino a 10 tonnellate o più.
  • Ci sono diverse categorie di peso di traino, dalle categorie più leggere fino alle categorie più pesanti.
  • A causa della potenza e della velocità dei trattori, il tractor pulling è considerato uno sport estremo e richiede un alto livello di competenza meccanica e di guida.
  • I trattori utilizzati sono spesso costosi, con i macchinari più potenti che possono costare fino a $100.000 o più.
  • Molto popolare in America, Europa e in paesi come il Regno Unito, la Germania e i Paesi Bassi, ma anche in Italia sta diventando sempre più popolare.
  • Ci sono molte competizioni a livello nazionale e internazionale, tra cui il Campionato del Mondo di Tractor Pulling.
  • Alcuni trattori utilizzati sono dotati di sistemi di controllo computerizzati per migliorare la loro efficienza e potenza.

Come partecipare a una gara di tractor pulling

Per partecipare a una gara di tractor pulling è necessario avere un trattore modificato adatto alle competizioni e rispettare i requisiti della categoria in cui si desidera partecipare. Di seguito alcuni passi generali per partecipare a una gara:

  • Trova una gara di tractor pulling nella tua zona: ci sono molte gare in tutto il mondo, quindi cerca quelle che si svolgono nella tua zona.
  • Informati sui requisiti di iscrizione: ogni gara avrà i propri requisiti per la partecipazione, quindi assicurati di avere un trattore che soddisfi i requisiti della categoria in cui desideri partecipare.
  • Prepara il tuo trattore: modifica il tuo trattore per renderlo adatto alle competizioni, assicurandoti che sia in buone condizioni meccaniche e sicure per la gara.
  • Iscriviti alla gara: segui le istruzioni per l’iscrizione alla gara, che possono includere il pagamento di una quota di iscrizione, la presentazione di documenti di iscrizione e la verifica delle condizioni del trattore.
  • Partecipa alla gara: seguire le regole e le istruzioni dell’organizzatore e preparati per una gara emozionante.
  • Seguire le norme di sicurezza: le gare di tractor pulling sono sport estremi e richiedono un alto livello di sicurezza per evitare eventuali infortuni.
  • Goditi la gara: partecipare a una gara di tractor pulling è un’esperienza emozionante che richiede molto impegno e preparazione. Divertiti e buona fortuna!

Tenere presente che le regole e i requisiti possono variare da paese a paese e da gara a gara, è quindi importante verificare sempre tutte le informazioni e le norme prima di iscriversi.

Ci sono molti vincitori famosi di gare di tractor pulling in tutto il mondo.
Alcuni dei più noti sono:

  • Rod Roche: un pilota di trattori professionista statunitense, vincitore di numerosi campionati nazionali e internazionali di tractor pulling.
  • David Morris: un pilota di trattori inglese, vincitore del Campionato Europeo di Tractor Pulling e di numerose gare in tutto il Regno Unito.
  • Mark Lawyer: un pilota di trattori statunitense, vincitore di numerosi campionati nazionali e considerato uno dei migliori piloti di trattori nella storia degli sport motoristici.
  • Jørgen Rasmussen: un pilota di trattori danese, vincitore di numerosi campionati nazionali e di molte gare in Europa.
  • Bertus de Boer: un pilota di trattori olandese, vincitore del Campionato Europeo di Tractor Pulling e di numerose gare in Olanda e in Europa.

Questi sono solo alcuni esempi di vincitori famosi di gare di tractor pulling, ci sono molti altri piloti di trattori di successo in tutto il mondo che hanno vinto gare e campionati.

Tractor pulling in Italia

Il tractor pulling è uno sport motoristico molto popolare in Italia, con gare e competizioni che si svolgono in tutto il paese. In Italia ci sono diverse categorie di peso di traino, dalle categorie più leggere fino alle categorie più pesanti, dove i trattori possono trascinare pesi di traino fino a oltre 10 tonnellate.

Ci sono diverse associazioni e club di tractor pulling in Italia che organizzano gare e competizioni. Tra questi ci sono:

  • Associazione Tractor Pulling Italia (ATPI) che organizzano gare di tractor pulling su diverse piste italiane, dalle più piccole alle più grandi.
  • Club Tractor Pulling Italia (CTPI) che si occupa principalmente di organizzare gare di tractor pulling a livello regionale.

Le gare di tractor pulling in Italia sono molto seguite dal pubblico e sono un’occasione per vedere i trattori più potenti e modificati in azione. Alcune delle gare più famose in Italia, oltre al campionato italiano, sono la gara di tractor pulling di Cremona, il Tractor Pulling di Rieti e la gara di tractor pulling di San Giovanni in Marignano.

Anche se in Italia è meno diffuso rispetto ad altri Paesi, ci sono sempre più appassionati che si avvicinano a questo sport. Nel 2022 il campionato italiano di Tractor Pulling ha visto vincitore “il celeste di Fabbrico” macchina del gruppo Landini, portato in pista da Argo Team, reparto sportivo dell’azienda. Dal 2004 ad oggi il team dell’azienda è riuscito a vincere tutti i campionati, per la gioia dei tifosi che sono in costante crescita. Il loro punto di forza è un mezzo estremamente affidabile ed un driver, Elvio Moretti, che può vantare competenza ed esperienza.

Calendario delle gare

Il calendario delle gare di tractor pulling varia a seconda della regione e dell’organizzazione. Di solito, le gare si svolgono durante la stagione estiva, ma alcune possono anche essere organizzate durante la stagione invernale.

Per conoscere il calendario delle gare di tractor pulling è possibile consultare i siti web delle associazioni e dei club ocali o nazionali. In generale, le gare sono annunciate con largo anticipo, quindi è possibile pianificarne la partecipazione o la visione.

come-agganciare-il-cardano

Istruzioni per agganciare il cardano (senza farsi male)

Oggi ti diamo alcune indicazioni per agganciare il cardano senza farti male, ma prima vediamo cos’è e come si utilizza.

Cos’è il giunto cardanico o cardano

Il cardano o giunto cardanico è un organo meccanico snodabile che serve a trasmettere movimento e potenza al macchinario agricolo. Questo strumento trasmette quindi il moto rotatorio dalla presa di potenza del trattore alle macchine agricole ad esso collegate, come fresatrici trincia tutto e altre. In pratica, serve a sfruttare la potenza del motore del trattore per alimentare il movimento delle appendici necessarie al lavoro sui campi coltivati.

Grazie alla ricerca, all’innovazione in ambito agricolo e all’evolversi delle competenze, con il tempo, un sistema antico come quello del cardano, si è perfezionato fino a garantire eccellenti prestazioni. Giunti come quello omocinetico permettono infatti la trasmissione della potenza senza dispersioni, mantenendo inalterato il numero di giri sia in entrata che in uscita dalla presa del motore, garantendo allo stesso tempo il funzionamento ottimale con qualsiasi angolo di snodo.

Se si necessita di agganciare un nuovo cardano, è bene pensare alla sua manutenzione, onde evitare che sia necessario sostituirlo entro tempi brevi: due elementi di manutenzione fondamentali sono l’inclinazione del giunto cardanico e la sua lubrificazione. La lubrificazione si esegue pompando il grasso negli appositi ingrassatori situati sugli snodi, detti crociere, al fine di facilitare il movimento rotatorio interno ed evitare sforzi, frizioni e contatti che potrebbero causare l’usura del prodotto. Bisogna considerare poi il fatto che ogni tipologia di cardano ha delle differenze di dimensionamento, in quanto progettato secondo la potenza della macchina nella quale verrà inserita.

Come montare il cardano

La prima cosa da sapere e forse la più importante è quella di usare solo cardani con protezioni integre, complete di catenelle di fissaggio e cuffie fisse di protezione montate sul trattore e attrezzatura collegata.

1. La prima fase per montare il cardano consiste nell’ agganciare l’attrezzo al trattore.

2. In seguito, è necessario appoggiare l’attrezzo a terra e spegnere il motore.

3.Si procede inserendo le forcelle del cardano prima sull’albero dell’attrezzo, e poi su quello del trattore, tenendo premuto il pulsante di arresto che, arrivato nella sua sede, al rilascio deve emettere un sonoro “click”.

Alcuni modelli di cardano, però, al posto del pulsante hanno una ghiera rotonda: in alcuni va ruotata di circa un quarto di giro, in altri tipi la ghiera deve essere tirata usando ambedue le mani.
In ogni caso, è essenziale verificare l’avvenuto bloccaggio della forcella tentando di estrarre con forza il cardano dall’albero, senza operare sul sistema di bloccaggio.
Per smontare il cardano, invece, è necessario operare sui pulsanti o sulle ghiere, tenendoli in posizione sbloccata e tirando via le forcelle dagli alberi della presa di forza.

4. Dopodiché, è bene verificare la lunghezza corretta del cardano, soprattutto se lo stai montando per la prima volta, oppure se è stato cambiato il modello del trattore o il tipo di attrezzo. Per controllare la lunghezza corretta bisogna alzare ed abbassare completamente l’attrezzo, individuando i punti di minima e massima estensione del cardano, verificando che:

  • in lunghezza massima le protezioni centrali siano sempre coperte tra loro. Se ciò non avviene, il cardano si potrebbe sfilare durante il funzionamento, provocando danni gravissimi.
lunghezza-massima-cardano
  • In lunghezza minima le protezioni si devono sovrapporre, lasciando un gioco minimo di 10 – 20 millimetri in qualsiasi condizione di lavoro. In caso contrario, se si sovrappongono completamente, vuol dire che il cardano è arrivato “a battuta”, creando un notevole carico assiale sugli alberi delle prese di forza del trattore e dell’attrezzo, causando danni alle trasmissioni in tempi brevi.

5. La penultima fase consiste nell’agganciare separatamente le catenelle delle protezioni sia al trattore che all’attrezzo, individuando un punto fisso e comodo da raggiungere e facendo attenzione che la catenella non sia tirata e non si impigli sulle forcelle del cardano durante la rotazione. Spesso sulle cuffie di protezione dei trattori e degli attrezzi si trovano appositi fori o asole per fissare le catenelle.

cuffie-protezione-cardano

Lo sapevi che? Curiosità sulle catenelle

Le catenelle sono importanti ai fini della sicurezza, perché impediscono alle protezioni di girare insieme al cardano durante il lavoro, ponendo così rimedio a pericolosissimi attorcigliamenti di indumenti. Un tale incidente avrebbe conseguenze gravissime. Inoltre, impediscono all’erba alta di attorcigliarsi e provocare danni alla trasmissione.

Perché le catenelle si rompono?

Le catenelle, anche se montate bene, si possono rompere perché si “grippa” la boccola in plastica tra la protezione e la forcella, a causa della mancanza di ingrassaggio: ebbene si! non tutti sanno che anche le protezioni hanno i loro preziosi ingrassatori, oltre tutto molto comodi perché posizionati all’esterno della protezione.

6. Nell’ultima fase è sufficiente provare il cardano azionando la presa di forza e controllando che non ci siano vibrazioni e rumori anomali.
Dopodiché… buon lavoro!

Fai Attenzione

Queste istruzioni sono pubblicate a scopo divulgativo, e sono genericamente riferite ai dispositivi più comuni presenti sul mercato.
Per istruzioni dettagliate e specifiche è bene consultare i libretti di uso e manutenzione in dotazione al tuo trattore, attrezzo e cardano.

Curiosità sul Cardano

Cardano la cripto valuta

Sai che il cardano non è solo uno strumento da utilizzare in agricoltura ma anche una cripto valuta? Cardano è un progetto open source legato alle cripto valute, che punta alla realizzazione di una piattaforma blockchain pubblica per la gestione degli smart contract, per inviare e ricevere fondi. Tale piattaforma viene considerata un “unicum” nell’universo delle cripto valute, perché nasce con un approccio estremamente rigoroso. Le sue tre caratteristiche fondamentali sono: scalabilità, in quanto aumenta il throughput grazie a un meccanismo di consenso basato sull’algoritmo proof-of-stake Ouroboros e incrementa la banda utilizzando nuove topologie di rete, interoperabilità, grazie a un approccio specifico che mira a creare l’ “Internet delle blockchain”e sostenibilità, attraverso Patrocini e ICO.

Il Comune di Cardano

Cardano al Campo è anche un comune italiano della provincia di Varese, in Lombardia, situato vicino all’aeroporto di Milano Malpensa. Il comune di Cardano al Campo fa parte dell’area naturalistica del Parco naturale lombardo della Valle del Ticino, e accoglie nel suo territorio una vasta porzione di aree boschive. Il paese è perfetto per godersi il panorama verde della Lombardia: sempre più turisti scelgono di trascorrere le vacanze in hotel a cardano al campo e di degustare le prelibatezze di Mastropizza cardano al campo.

Girolamo Cardano

Girolamo Cardano o Gerolamo Cardano era un medico, umanista, matematico e astrologo, docente della facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, città che gli ha dato i natali nel 1501. Lui stesso si definì “Poco rispettoso e senza peli sulla lingua”, caratteristica questa che gli procurò notevoli scontri e accuse da parte di colleghi e studenti, durante tutta la sua vita. Nonostante un’esistenza travagliata e complessa, di lui restano moltissime opere, espressione del Rinascimento italiano.

Mietitrebbie agricole Laverda

Lo sapevi che… Laverda faceva orologi?

Pietro Laverda, fondatore dell’odierna azienda italiana omonima, unica produttrice tricolore di mietitrebbie agricole, nacque a S.Giorgio di Fara nel 1845 da genitori contadini, e rimase orfano di padre a soli 9 anni di età.
Nonostante la vita in campagna, la sua passione era la meccanica, tanto che a soli 13 anni costruì un orologio in legno funzionante. La madre, però, non assecondava la sua passione, costringendolo alla vita contadina.

Tutto cambia quando compie 17 anni: grazie all’appoggio del parroco Don Nicolò Dal Degan entra nel Seminario Vescovile di Padova, dove acquisisce competenze di matematica e fisica, che lo aiutano nello scoprire ulteriori nozioni sulla meccanica teorica.

Grazie all’aiuto di alcuni docenti che ne avevano notato le doti, Pietro viene ammesso nel laboratorio meccanico del Sig. Sonda Angelo, macchinista del gabinetto di fisica dell’Università di Padova. Dopo 2 anni di pratica, Pietro acquista, grazie all’aiuto di amici, alcuni ordigni per cominciare la sua attività di costruttore: la passione per la meccanica si lega così alla sua vita da agricoltore attraverso l’attività di meccanica agricola. Il primo attrezzo costruito fu uno sgranatoio, passando poi a torchi, strumenti che lo hanno reso sempre più famoso. Con il crescere delle richieste cresce anche il suo business: sempre più operai e artigiani entrano a far parte della sua azienda.

Orologi e girarrosto: una passione che diventa un business

La passione e le competenze per la meccanica di precisione sono un filo conduttore dell’attività del meccanico Pietro Laverda: tra le realizzazioni più celebri si ricordano orologi da torre, girarrosti, torchi con sistemi di pressione brevettati e sgranatoi per il granoturco di concezione rivoluzionaria.

In particolare, gli orologi da torre e da campanile sono stati una costante nel lavoro di Laverda, soprattutto nel periodo precedente alla Prima Guerra Mondiale. Invece, il connubio tra passione per la meccanica e vita contadina si trova per lo più nella realizzazione di torchi e pigiatrici: produrre il vino era da oltre mille anni una costante dell’agricoltura della pedemontana vicentina e Pietro non poteva non occuparsi degli strumenti utili ad agevolare questa stagionale pratica che occupava moltissime famiglie e aziende agricole. Lui stesso era un appassionato produttore, con vigneti retrostanti lo stabilimento di via Castelletto; un vino che vendeva anche a trattorie e privati. La macchina più complessa che realizzò in campo enologico fu un torchio a pressione continua progettato nel 1911 e che vinse la medaglia d’argento all’esposizione mondiale di Torino di quell’anno.


Infatti, dal primo torchio a vite continua e basamento in legno, la sua produzione continuò a progredire adottando prima il sistema a cricco dei francesi Mabille, ed infine il più evoluto meccanismo a pressione idraulica. In tutti questi passaggi tecnologici mise in campo la sua esperienza e la sua inventiva, registrando numerosi brevetti che miglioravano l’efficienza dei torchi diminuendo lo sforzo necessario.

Il sorgo turco

Il granoturco, quello che nel vicentino chiamano tuttora sorgo, era l’altra coltura diffusa in tutta la pedemontana e, più ampiamente, in Veneto e nel vicino Friuli. Una pianta fondamentale per l’alimentazione umana e animale, di cui, come il maiale, si utilizzava tutto: i tutoli per il fuoco, le foglie secche per imbottire i materassi, le cime fresche per l’alimentazione dei bovini, le canne per la lettiera. Proprio per questo, la prima macchina fabbricata da Pietro fu uno sgranatoio.

Sgranare le pannocchie era una delle incombenze costanti e gravose che tenevano occupate d’inverno le famiglie contadine. Migliaia di sgranatoi di varie fogge, grandezze e costo furono il perno della produzione Laverda fino al secondo dopoguerra. Anche qui l’inventiva si espresse in nuovi brevetti, in particolare in uno sgranatoio a cilindro dentato orizzontale studiato appositamente per soddisfare le esigenze dell’agricoltura veneta di allora dove molto diffuso era il mais “marano” con le sue piccole pannocchie particolarmente difficili da sgranare.

La morte di Laverda e l’innovazione del business

Alla morte di Pietro Laverda, le redini del business vengono prese dai nipoti Pietro jr e Giovanni Battista, ai quali si deve la svolta innovativa nella produzione, che porta presto la Laverda ad essere una delle maggiori aziende italiane del settore agricolo.
Nel 1934 la società presenta la prima falciatrice meccanica a traino animale, la 48 A. Nel 1938 lancia sul mercato la prima mietilegatrice italiana con larghezza di taglio da m 1,82. Nasce anche una gamma completa di macchine per la fienagione come rastrelli meccanici, voltafieno e ranghinatori.
Grazie alla collaborazione commerciale con la Federazione dei Consorzi Agrari l’azienda è leader nel mercato italiano e impiega oltre 350 operai.


Nel 1947 viene presentata la prima motofalciatrice polivalente M 4 Gioiello.
Nel 1956 nasce la prima mietitrebbia semovente, la M 60; nel 1971 esce la mietitrebbia autolivellante M 100 AL progettata per i terreni di collina. In questo periodo l’azienda è leader indiscussa del mercato italiano ed è presente in oltre 40 paesi del mondo.


Nel 1966 Laverda acquisisce lo stabilimento aeronautico Caproni di Trento, dove si installa una grande e moderna fonderia. Si costituisce, a cura di Francesco Laverda, la consociata Laverda S.p.A. Trento per la costruzione di aerei da turismo, roulotte e altri prodotti per il tempo libero. Le difficoltà cominciarono negli anni Settanta, con scioperi prolungati e minacce di chiusura. Tre anni dopo la Laverda di Breganze fu acquistata dalla Fiat e lo stabilimento di Trento passò all’amministratore delegato Paolo Paoli. Nel 1982 la Laverda S.p.A. viene rilevata dalla Fiat Trattori ed entra a far parte del gruppo FiatAgri.
Nel 1993 la produzione Laverda supera le 50 000 mietitrebbie prodotte.
Nel 2000 l’azienda viene acquisita da Argo S.p.A., finanziaria della famiglia Morra, già proprietaria di altre aziende di produzione di macchine e attrezzature per l’agricoltura (Landini, McCormick, Valpadana). La nuova proprietà da inizio ad una politica di rilancio del marchio e dei prodotti con nuove linee di mietitrebbie, presse per balle quadre e rotopresse.


Nel 2004 Laverda S.p.A. ha acquistato il marchio e l’azienda tedesca Fella, produttrice di macchine per la fienagione.
A luglio 2007 risale l’accordo di joint venture siglato con la AGCO di Duluth, Georgia, per la quale Laverda produce mietitrebbie per i marchi Fendt, Massey Ferguson e Challenger. Già dal 2004 si presuppone una potenziale crescita nei mercati di Europa, Africa e Medio Oriente.
Nel 2010 sono confermati i piani di sviluppo per Laverda, Centro Europeo d’Eccellenza per la produzione delle mietitrebbie. AGCO acquista le restanti quote societarie e concentra tutta la produzione europea di mietitrebbie nello stabilimento di Breganze, confermando così l’elezione di Laverda come sede strategica per le attività riguardanti le mietitrebbie in Europa. Ciò comporta l’integrazione completa del prodotto nella realtà Laverda.


Il marchio Laverda è stato dismesso nel 2020. La produzione rimane nel sito di Breganze con i marchi Fendt, Massey Ferguson e Challenger.

Mezzi prodotti

  • Falciatrice trainata 48A (1934)
  • Mietilegatrice ML6 (1938)
  • M60 (1956)
  • M75
  • M120 (1963)
  • Autofalciatrice AFC 110 e AFC 150 (1967)
  • M100 AL (1970)
  • Mietitrebbia M84 (1967)
  • Trinciacaricatrice TA150 (1973)
  • M92, M112,M132 e M152
  • M112 AL
  • M182
  • Serie 3000

Mietitrebbie in produzione

  • Serie M 400
  • Serie M 400 Levelling Concept
  • Serie M 300
  • Serie M 200
  • Serie M 180
  • Serie Autolivellanti
  • Serie Ideal 10
  • Serie Ideal 9
  • Serie Ideal 8
  • Serie Ideal 7

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